La passeggiata del solleone

Ho visto i piccioni di piazza Roma
beccare la fibra di cocco offerta
dalla vecchia con le buste di plastica
attorcigliate addosso e le caviglie gonfie
che inveiva a non so chi in una lingua
senza suono e arida come i sassi di
una massicciata non ancora assestata.
Erano 24 che beccavano senza pace.
Due se ne stavano più in là accovacciati
al sole sulla pietra d'istria a spulciarsi
le ali e il petto. Un altro pareva morto.

In discesa sul corso, accanto al Vanvitelli
il Superfast s'ingrossa a ogni passo
e meno di quello, flotta come un rospo
in ambiente secco ma con la lingua
in avanti e il motore acceso.
Fruscia ancora quest'arietta leggera,
impensabile a casa mia, e fruscia anche
il pensiero di una partenza clandestina
verso Igoumenitsa per vedere i vecchi ulivi
e le scorrazzate del giugno 2004
prima della tempesta stupefacente
che ci ha travolto come vecchi legni
sul bagnasciuga appena sei mesi dopo.

Vorrei fare una foto ma non vedo
cose interessanti se non il vigilante
della sbarra del porto che fuma col collega
all'ombra della Banca d'Italia.
Quella motoretta ha le gomme ancora buone
ma la sella è screpolata dal sole e
c'e una leggera puzza di benzina che sfiuta
dal tappo del serbatoio assolato.
Anche il baretto all'angolo di Piazza Cavour,
verso gli archi, come me ha chiuso per esaurimento.
(martedi 30 luglio 2013)

Quadrilogia dell'orcio etilico

Sceso di culla, Alifo Balnai, nella senigallietta stanca
e dalla rotonda procace ma erosa,
supplica e scongiura per i suoi compagnucci
della parrocchietta col fiasco all'anca.

Vuole guidare il perticaro perché sia suo,
e lo giura, pape satan pape satan aleppe,
da garibaldino della ruffianata si muove

felpando l'aria come l'acaro il lercio,
pennicando nelle retrovie dell'istruzione
e saltando le barricate da destra e sinistra.
-

Come un natural prospetto per la dirigenza
dove fedifrago s'avvia, grufola vanverando ebbro
alla papessa Giovanna che lo fascina
come un istrione a fiasco vuoto.

Porco lui stesso col fiasco alto in mano
getta come scartine le narcotiche perle
all'altro porco ch'el riceve prono e in piano.

Non ha copyright ma rode come un copybara
quelli degli altri elevandosi - luì memé - oltre il porcile
mentre pretende per gli altri un sobrio avvio alla bara.
-

Sul nasone a uncino fiorentino tutto era detto
ma ci mise il suo di nasone, come il cinghiale,
e divenne ... dantista nell'orto di casa sul Misa,
lui col fiasco in mano osannando i compagnucci.

Algebrista della comoda delibera
ha l'occhio sornione e ruffiano del caso
e sgarretta sdegnato e altero chi lo contraddice.

Ansia da prestazione neuronica - sentenzia lo sciamano -
e lo manda al manicomio, a curarsi l'ebete cranio
che col fiasco in mente vaneggia presenziando il collegio.
-

Si congeda dal consesso a pane salame e vino,
quello dei bottiglioni da 5 litri - per risparmio ... certo! -
e non batte ciglio allo storcere dei nasi femminili,
come lo schizogonico con cisti nell'encefalo.

Passa dal marasma congenito all'atarassico fiasco
nel volgere di una colazione di lavoro all'artistico.
Pape satan pape satan, chi meglio di me?

Codicologo del nasone fiorentino incassa prebende
all'ombra della rotonda, rifilando sòle a mitraglietta,
dai polli del municipio ammirati a naso in su.
(Lunedi 21 luglio 2013)

Vocabolario Accademia Della Crusca