Inno alle fanfaluche

Mi barcameno anche stamani - deo gratia -
tra virus e batteri che i biologi dicono alberghino
in me di nascosto in quantità miliardarie.

Si barcamenano anche loro ma non faranno granché
finché ne troveranno altri miliardi residenti che li
prederanno in un giubileo senza pietà né misericordia
anche se qualche danno lo vengono facendo sempre più.

Sono io, dunque, una massa caotica di anticorpi?
Che vincano l’insieme degli uni o degli altri non fa
differenza, quelli che rimangono sono della stessa razza
di quelli che spariscono, e salvo qualche contrito parente
nessuno si accorgerà del giubilo dei vincitori.

Strattòno ancora i miei neuroni pidocchiosi
per sbattersi le sinapsi come meglio credono,
come il martellamento sismico tra edifici contigui,
in quella caldera flegrea che è la mia cucuzza canuta
dopo lo sprofondamento del cratere dei sentimenti
nel magma delle passioni della vita.
(lunedì, 25 aprile 2016)