Frusciàva, frusciàva, e come frusciàva!
Sembrava un vecchio ruffiano sul fianco destro,
poi si rigirava sul sinistro e frusciàva ancora
come un assassino maniaco in cerca della preda.
Non so se fosse necessaria la sua esistenza,
se ne poteva fare a meno ... ma tant'è!
Nello scatto subitaneo dell'istante non c'era
e sembrava di parlare di una cosa imprendibile,
inafferrabile come la luna quando dormi.
Eppure sui libri di storia c'era, sempre al passato,
con qualche flash per impaginare il futuro.
Ora ... non so se è così ma trent'anni sono andati
dopo i primi trenta. Me ne aspettano altri trenta,
o una frazione, e seppure infinitesima
è lì davanti ai miei occhi, nel mio stomaco,
come un complicato menù per la cena di stasera,
due patate lesse con pane, acqua e un mandarino.
(martedi 19 febbraio 2013, Omaggio a Sant'Agostino)