Sono il mare della tua barca di voglie infantili,
agito onde per via e ti salasso l'arguzia matura,
ti faccio giuggiolare per questo agitarmi e tu remi
per questo ondeggiare di lussuria alle grazie che vedi
e a quelle che non t'immagini neanche, povero fesso!
Non ho pietà e sarai subissato, vedrai quel che non c'è.
Ma mi mordo il labbro e mi s'increspa il pensiero. Chiavare?
Ma neanche un bacetto, neanche uno struscio, un sorriso!
Non ti voglio nemmeno vedere, sono nelle nuvole, e al di là,
e ci voglio rimanere, sorridendo al vento per farti vegliare.
Quante storie! Io ammiravo quel pò di Botticelli residuo
che conservi ancora a tua insaputa dopo la cinquantina.
(lunedì 15 ottobre 2012, Omaggio 2 a Dante)
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