e le tasche piene di fazzoletti umiditi
al punto di partenza, ed anche oltre.
Senza la cinesina milanese che ripete
p come pane, c come casa, v come vento.
Ma con el niño divelto dinanzi che ripete
c come canna, p come pera, eccetera,
verde finanziere, di carne e ossa ma pupazzo di pezza.
Ora qui c'è la raccolta differenziata che risolve,
ma qualche cartone afflosciato dalla pioggia
non sappiamo dove conferirlo.
Passano carrozzelle anche qui
ma svoltano brusche e confuse sgommando
in una strada secca e senza ragione.
Anche qui mangerò supplì freddi,
mentre l'indiano bronzato pulisce il vetro.
Ci sono io con le mie carabattole di sempre,
i miei sigari, i miei calzettoni militari ai piedi,
il mio tarlo, le mie spallucce strette,
a guardare il corpo di un uomo quasi andato.
(7 febbraio 2010)
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