l'ho visto da piccolo.
Il fiato usciva dai fori
come polmoni stanchi
e io mi beavo del fresco
daciso e necessario flamen.
Di tanto in tanto
si sentiva scricchiolare le pietre
come costole ingessate che si aprono in tondo
e si vedeva l'orrido delle forre
toccarsi a piacimento.
Pensavo che respirassero
il profumo delle margherite.
Oggi non sento più scricchiolare
e non vedo più gonfiarsi le pareti rocciose.
Ma sento lo stesso il flamen del monte
che pervade la nostra vita.
E' il flamen dei morti
che dall'oblio dove li abbiamo cacciati
ci mandano segni d'eterno.
(26 maggio 1995)
.
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