Mi stride vicino.
Ruota una slide al binario uno,
presenta vestiti alla moda,
presenta sogni dispersi e fascini amorfi
che non ci sono che su passerelle.
Due valigioni a rotelle rimbalzano la fascia gialla
allertando i piccioni sui fili dei tralicci.
Si cambia binario dal tre all'uno
perchè l'ETR è lasco nei lavori in corso.
Eppure si lancia presto nella danza delle anse
della Gola della Rossa che incombe.
Il cielo è ventilato e terso
e le gemme degli alberi brillano nel tramonto jesino.
Ora non ci sono più scritte nella campagna marchigiana,
niente volgarità commerciali, ma colline ordinate
in attesa che arrivi il loro angolo di natural declivio.
Non ci sono più nemmeno i marchigiani,
sostituiti da parlanti lingue lontane.
Non vedo nemmeno l'impegno del mio dirimpettaio giovane
che sberleffa al cellulare contro suo padre.
Alle gallerie scompare il tramonto e pesa il buio della fantasia.
Saluto la mamma, un attimino,
e torno indietro.
(30 aprile 2008)
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