come il caro estinto a una giovane vedova.
Svolazzi come una busta del supermarket
tra le fronde delle querce sulla direttissima cameranense
mossa da un alito dell'aria di risacca di un giorno assolato.
Te ne vai come un cooky nel mio sistema operativo
e lo attraversi non richiesta.
E passi di qua e ritorni di là,
come la correntina di un fiordo
tra le cartacce galleggianti e quasi ferme.
Spingiti oltre, ti prego, spingiti oltre
e scompari per sempre, finché sei in tempo.
Non farti più vedere, tu, ciclone solare
che hai rimestato i miei pensieri adolescenti
portandoli alle stelle, ad un'ansa del mare,
dove i bastoni oscillano su e giù per ore.
Spingiti oltre, ti prego, tu che oscilli
tra ciò che fu e ciò che non è stato,
spingiti oltre e non farti più vedere.
Rasenta le vette dell'oblio
e cancella la memoria andata,
aspergiti il capo nelle tue banalità
e rivoltati pure nelle tue miserie inconcluse.
(16 dicenbre 2002)
.
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