In morte dell'aria che respiro

Mi sono strutto al tepore del tuo fiato
come un elettrodo al flusso della corrente.
Mi beavo carezzando la tua mandibola pelosa
mentre i tuoi occhi mi spogliavano della miseria.
Ora gli àuguri sono sopra al tempo
e non danzano più con noi.
L'odor di brasatura da bara
sale alla memoria di mani giunte a un rosario.
Mi agito librandomi alto ... (a livello degli acari)
tra il cesso e lo studio bevendo un caffè.
Tra gli acari e il lezzo del sigaro
mi faccio una sega.
Il turno è arrivato e Cronos vagheggia sorprese
sfalsando passaggi ... che dire non posso.
Non c'è appello alla cura che fu,
me lo dice Lao Tsu mi che il seme contiene la fine.
E allora ... che bacherozzi pulsanti
faranno metano nella cassa stagnata,
qual pietra bagnerò di dolore
s'io non mescessi l'eterno col qui?
(1° luglio 2006)
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