La mano grassottella

Anche spostando l'obiettivo
in una banda più ragionevole e felice
si perderebbe il conto dei fratelli
che ci han seguito fino adesso
per questa terra gobba e piatta
che mi piace ricordare spesso.
Che si può dire di una ricerca lunga
e comune a mille persone
che non hanno alcun pensiero
se non quello, ahimé, sporco e selvaggio
della dimenticanza del pensiero.
E cosa si può dire di donne giovani
e profumate che ci offrivano carni
a febbraio cercando un paio di stivali di vacchetta
per le bancarelle nemmeno tanto in fila.
E come ricordare quella mano grassottella
che mi seguiva di fiducia
larga e pazientosa
in uno sperdersi di passi
che non hanno conto
se non per le fugaci sviste di parole dolci.
E cosa dire della pioggia fina
che passa attraverso i vestiti
mentre si corre chissà dove e per quale causa,
sperando passi presto il temporale
di quell'agosto libero e orgoglioso
parte del quale trascorso a Parigi insieme.
E quando ricordare le parole longeve
che ospitano sensi e doppi sensi
del linguaggio raffinato e soave,
per quelle vie di tutti i giorni
mentre la luna ci accompagna smemorata
delle terre da cui veniamo.
(29 agosto 1996)
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